Last Days of Summer

Last Days of Summer
foto di Marìka Poulain

venerdì 30 maggio 2014

Serenade





-testo di Rumigal
-in copertina "Arrival of the Birds", di ArtaileTecnica: Collage con carta, cartoncino, velina, carta da lucido, filo da cucito, carta da pacco, china.
-Musica di Flop a.K.a. Kali @Menti Fertili





Le strade di questa Città, per alcuni di noi, hanno una peculiarità.
Sono sempre identiche anche se nel resto del mondo scoppiano guerre, carestie, torna il virus Ebola o Angelina Jolie interpreta Maleficent.
Siamo fermi in Piazza, io, Erika e Roberta.
"Ma santo dio, mi spiegate perché cazzo alla fine del film Filippo esce cosi, come una scorreggia?" faccio io, mentre ripenso ai sette euro che alla valuta attuale mi avrebbero fornito circa tre birre e mezzo e che invece ho speso per il film di cui sopra. Forse avrei dovuto dirvi dall'inizio che vi avrei spoilerato "Maleficent".
Roberta, davanti a noi di circa qualche metro è ferma a guardare le persone in Piazza.
"Quanta gente." dice.
Mi volto a guardare. Se mai c'è stata una certezza nella mia esistenza, è che questa Piazza è probabilmente quanto di più vicino ad un olocausto nucleare. E' questo il grado di fermento culturale che associo a questo luogo.
Cosi ci allontaniamo e lasciamo che la Città ci guidi, ognuno con i propri scazzi, con la propria settimana sul groppone. Ognuno con i propri demoni da affrontare, con i propri aneddoti su questo o su quel punto di questo strano luogo.
"Ricordo che andavamo sempre al Muretto", fa Roberta, "ci passavamo ogni giorno della settimana. A volte uscivo pensando magari se vado li ci sarà qualcuno e immancabilmente ci trovavo qualcuno. Era bello. Era tanto tempo fa."
Credo di capirla. Stiamo parlando di avere una certezza presente che garantisca stabilità futura?
Il discorso infatti poi passa alle nostre condizioni attuali. Che come i nostri ricordi legati a questa Città sono simili. Fatti di lavori precari, futuri ancor più precari, e voglia di sognare che sta a zero.
"Ma che cazzo è questa musica?" fa Erika.
Abbiamo appena svoltato l'angolo. Da non si sa dove arriva questo baccano enorme. Iniziamo ad incamminarci verso la fonte e vediamo l'interno di un palazzo.
"Deve essere una serenata" fa Roberta.
"Cazzo si" aggiungo io. Mi volto verso di loro e dico "Ci imbuchiamo?".
Mi guardando sorridendo e dicono Si dai fantastico!
Entriamo nello spiazzo e becco un mio amico, Vincenzo, che appena mi vede mi abbraccia e mi dice di andare a bere qualcosa al ricco buffet organizzato dagli sposi che scopro chiamarsi Riccardo e Francesca.
Cosi iniziamo a bere tutti e tre, io Erika e Roberta, e mangiare tutto ciò che il tavolo offre.
E balliamo. Oh, se balliamo. Balliamo fino a non poterne più, facciamo il trenino che non deve mai mancare ad una festa e i balli latino americani, quelli che sembrano sempre tutti uguali e che ti ritrovi sempre a criticare finché non sei ubriaco e lo stai ballando e a furia di prendere per il culo chi li faceva hai imparato tutti i passi!
E quindi afferri un microfono anzi no è un bicchiere l'ennesimo bicchiere e c'è questo tizio che ti chiede se vuoi il bianco o il rosso e tu gli dici rosso, cazzo rosso quale bianco ed è il quinto bicchiere ed io e Erika ci ritroviamo vicini a parlare di come se non fossimo venuti qui che cazzo avremmo fatto stasera?
E il punto è questo, è proprio questo. Passiamo la vita a pensare quanto la vita sia una merda ma la maggior parte delle volte tra un divertimento e una rottura di palle ci siamo solo noi. Che possiamo decidere da che parte passare la serata.
E stasera l'abbiamo passata qui, alla serenata di Riccardo per Francesca e quando vado ad abbracciare Riccardo è lui che abbraccia me pur non conoscendomi e mi dice Grazie e la cosa mi scalda il cuore più di quanto facciano i sette bicchieri di rosso che mi sono bevuto.
E quando andiamo via e cerchiamo di raggiungere la macchina abbiamo dimenticato Maleficent e pensiamo invece a questo o a quel momento della serata in cui stavamo facendo qualcosa che normalmente non avremmo fatto e indovina un po?
Questa sera ci siamo divertiti.

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